venerdì 4 marzo 2016

Little Dorrit



“Al diavolo l’onore della famiglia! È tutto orgoglio e arroganza! Non me ne importa un fico dell’onore della famiglia, se questo causa a quella ragazza anche un solo momento di infelicità!” Frederick Dorrit riferito a Amy



Tra le opere di Charles Dickens questa non è molto nota, tuttavia per i suoi toni delicati e i personaggi ben delineati merita di essere ricordata (e recensita anche qui), tanto che ne fu tratta una miniserie televisiva in 14 episodi nel 2008 (che purtroppo non è stata tradotta in italiano).
Al centro della vicenda c’è la piccola Amy Dorrit, figlia di un uomo imprigionato per debiti, nata e cresciuta nella prigione Marshalsea con i suoi due fratelli Fanny e Edward. Così esile e dolce, viene chiamata da tutti “piccola Dorrit” anche se ormai è adulta e il suo spirito è forte e tenace. A causa della lunga prigionia e della perdita della moglie, William Dorrit non è in grado di badare ai suoi figli, e Amy riesce a procurare loro un lavoro e si occupa della salute del padre. Lei stessa lavora presso l’anziana e ricca signora Clennam come ricamatrice.
Dall’altra parte della vicenda c’è Arthur Clennam, di ritorno dalla Cina dove gestiva affari con il padre, appena deceduto. Sul letto di morte, però, egli riferisce un messaggio da dare alla madre: la sua famiglia ha un debito importante e lei non deve dimenticarsene. Arthur non comprende quello che intende l’uomo, e torna a Londra dalla madre per avere chiarimenti ed eventualmente porre rimedio a debiti non saldati. La signora Clennam, che da sempre ha un pessimo rapporto con il figlio, elude la domanda e si altera profondamente.
Arthur nota la piccola Dorrit a cucire da sua madre e inizia ad interessarsi alla sua vicenda biografica per poter migliorare la sua condizione sociale ed economica. Con l’aiuto di Pancks, impiegato di un affittuario, scoprirà una grande proprietà mai reclamata che appartiene ai Dorrit, che restituirà onore e rispettabilità alla famiglia decaduta.

Nonostante la trama fiabesca, Dickens non smentisce se stesso e delinea la società londinese esattamente com’è, con le sue brutture, le sue scomode verità e le false apparenze. Non ci sono bambini protagonisti, ma ci sono molte vittime innocenti di una società spietata: Maggy, ragazza con un ritardo mentale, protetta da Amy ma disprezzata da molti altri personaggi; Flora, fidanzata in giovinezza con Arthur e costretta a sposare un altro uomo e ora vedova ancora innamorata del vecchio fidanzato; William Dorrit al quale la lunga prigionia ha modificato in modo irreparabile la psiche, non permettendogli neanche da ricco di vivere a pieno la sua vita; Affery, domestica di casa Clennam, costretta a sposare il maggiordomo così che potesse lavorare fino alla morte; Frederick, fratello di William Dorrit e come Amy è troppo buono e sincero per abituarsi alla vita dell’alta società; Fanny, che non ha il coraggio o lo spirito per opporsi ad un matrimonio senza amore, e lo accetta con la certezza di saper dominare il carattere debole e accondiscendente del marito; e molti altri.

I personaggi sono molti, ma tutti molto chiari e definiti nei loro interessi e affetti; a tutti viene spontaneo affezionarsi o prenderli in antipatia, in base ai casi. Nessuno di loro lascia indifferente e questo è davvero un pregio in un romanzo.
Attraverso i personaggi, Dickens critica senza riserve anche la burocrazia, lenta e inconcludente, e la nobiltà, un complesso di rituali vuoti che non lasciano spazio alle particolarità personali. I comportamenti educati e convenienti vengono concentrati nella figura della signora General, assunta per istruire i ragazzi Dorrit sulla vita nell’alta società.

La trasposizione cinematografica è stata fatta con orgoglio inglese e con un cast di grandi attori, anche se noi li conosciamo poco in quanto abituati a serie americane. È romanzato in alcuni punti, ma sono rimasti fedeli al testo, tanto che certe volte recitano i dialoghi presi direttamente dal libro. Mostra inoltre scene che nel libro vengono date per scontate e raccontate solo alla fine, ottenendo così due sensi di attesa molto diversi ma entrambi efficaci. Nel libro la trama procede in modo lineare, con solo qualche accenno ad un mistero, poi spiegato nel finale. Sullo schermo invece quelle scene vengono approfondite, incrementando ulteriormente il mistero che lega Arthur Clennam ed Amy Dorrit fin dalla loro nascita.

Motore essenziale della trama, anche se rimane un personaggio secondario, è monsieur Rigaud, inquietante ed egoista, l’unico forse a non essere una vittima, porta alla luce una verità scomoda e fu nascosta a lungo. Rigaud ha l’abitudine di canticchiare la ballata francese “Quest qui passe ici c’est tard” e nella versione televisiva questo particolare è reso talmente bene, che credo che se mai sentissi qualcuno fischiettarla per strada, scapperei immediatamente.
Oltre che alla Francia, Dickens trova posto anche per l’Italia, con il personaggio Giambattista Cavalletto, contrabbandiere che trova un lavoro onesto a Londra con l’aiuto dei protagonisti. Anche se rientra nei luoghi comuni di italiano chiassoso, rimane un personaggio profondamente buono e sincero, affettuoso con i bambini della famiglia Plornish che lo ospita e fedele amico. Una bella opinione nel complesso su noi italiani.

Il mio personaggio preferito, però, rimane Pancks. Credo che sia uno dei personaggi sui quali l’opinione cambia di più man mano che si procede con la trama. Nelle sue prime scene è uno strozzino spietato, ma con il passare del tempo il lettore scopre che in realtà lui è solo una facciata, mentre il vero responsabile è il suo capo, di cui anche lui è schiavo. A lui non importa della ricchezza e si dimostra un amico leale, sincero e fedele, pronto a investire i propri risparmi per indagare sul passato dei Dorrit, e a subire le conseguenze di un cattivo consiglio dato in buona fede ad Arthur.

Sia libro che serie televisiva sono molto piacevoli, ma ammetto che il romanzo è troppo breve per i gusti odierni. Noi siamo abituati ad un approfondimento psicologico che allora veniva tralasciato ed espresso solo nelle parole dei personaggi. Inoltre la presenza in contemporanea di molti personaggi può spiazzare prima di imparare a conoscerli uno per uno.
Spero che questa mia recensione vi abbia avvicinato a questa opera, come sempre sono felice di rispondere a domande o pareri di chi fosse interessato o lo conoscesse già; oppure, se vi interessa, a recensire in modo più o meno approfondito un libro consigliato da voi, se lo conosco.
Fabiana



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